L'Anno Liturgico Introduzione

"Anno Liturgico" Introduzione

Una volta completata, questa sezione consterà di 100 meditazioni, così distribuite:15 feste o solennità del ciclo mariano; 70 memorie, feste o solennità del ciclo dei santi; 15 feste o solennità del ciclo cristico. Ogni anno liturgico è una colossale ricapitolazione della storia della salvezza, soprattutto se consideriamo che ogni giorno si fa memoria, non soltanto dell'Incarnazione e della Redenzione, ma anche della Creazione e dell'Alleanza, sempre tenendo sullo sfondo il Giudizio.
Non potendo seguire passo passo il suo svolgimento – questo è compito della Chiesa, e ad esso provvede il Messale romano e la Liturgia delle Ore –, qui si provvederà soltanto a fornire un sussidio per la meditazione integrale dei cicli mariano e cristico, con un' ampia scelta della festa dei santi.
Il ciclo più esterno è quello mariano, che ha inizio con l'Immacolata Concezione, e che si conclude con la Presentazione della Beata Vergine Maria (21 novembre).
Il ciclo mediano è quello dei santi, che inizia con Santo Stefano, il primo martire, e si conclude con San Giovanni della Croce (14 dicembre).
Il ciclo interno è quello cristico, che ha inizio con la prima domenica di Avvento e si conclude con la Solennità di Gesù Cristo Re dell'Universo (XXXIV domenica “per annum”). Perché distinguere in tal modo le memorie, le feste e le solennità dell'anno liturgico? E che cos'è poi quest'ultimo!? Una volta si soleva premettere a qualunque data l'indicazione soteriologica: “Nell'anno di grazia” (così come, del resto, qualunque atto di governo veniva preceduto dal ricordo della “Santa ed Individua Trinità”…). Oggi, e già da molto, ormai, l'anno liturgico è completamente staccato dalla dinamica del tempo storico, così che abbiamo l'impressione, non di aggiungere un anno alla Salvezza, ma di togliere un anno alla Perdizione… Ciò nonostante, per fortuna , l'anno liturgico continua a conservare in se stesso l'intero corso della storia della salvezza, dal fiat della Genesi all'amen dell'Apocalisse. Basterebbe aver vissuto come si deve un solo anno liturgico per sapere tutto ciò che è necessario sapere per la salvezza della propria anima.
Il problema è che non soltanto la storia decreta la sua estraneità ad esso, ma anche la nostra esistenza, che pure è o si dice cristiana. Il tempo liturgico non riesce più a coincidere né con il tempo della storia né con quello dell'esistenza (un tempo, invece, oltre che con entrambi, si accordava perfettamente anche con quello della natura…).

Come rimediare a questa sua, ormai conclamata, estraneità a ciò che siamo, a ciò che vogliamo, a ciò che facciamo? Come, se dobbiamo andare in un posto, il mezzo che usiamo per andarci è, in se stesso, estraneo alla destinazione che abbiamo scelto, ma pure quel mezzo ci è indispensabile per raggiungerla, così, posto che noi vogliamo raggiungere l'Eternità, e dato il fatto che il mezzo più comodo per raggiungerla è l'anno liturgico, ecco che siamo portati a celebrarne le lodi, così come loderemmo quel mezzo che ci consentisse di raggiungere nel modo più sicuro e più confortevole la destinazione che abbiamo scelto. L'anno liturgico, in se stesso, può ben essere diventato estraneo a ciò che siamo, a ciò che vogliamo, a ciò che facciamo (altrimenti perché vi presteremmo così scarsa attenzione?), ma noi non possiamo dichiararci estranei a lui, se almeno continuiamo a sentirci destinati all'Eternità.

L'anno liturgico, in se stesso, è proprio questo richiamo all'Eternità, che noi dobbiamo saper cogliere in quanto tale. Esso ci parla di Dio, di Sua Madre, di Suo Figlio, dei Suoi Figli adottivi, o Fratelli, del Male e del Bene, della Vita e della Morte, della Speranza e della Disperazione, della Gioia e del Dolore: esso ci parla di tutto, perché, se noi ve lo vogliamo inserire, niente gli risulta estraneo. Non gli risulta estraneo ciò che siamo (non ci ha forse creati Dio così come siamo?); non gli risulta estraneo ciò che vogliamo (che altro possiamo volere, se non quello che siamo?); non gli risulta estraneo ciò che facciamo (purché sia ​​fatto con spirito di servizio e di offerta): l'anno liturgico è come un transatlantico che raccoglie tutti quelli che vogliono raggiungere l'Eternità. Ma se, come abbiamo ricordato, esso comincia con la prima domenica di Avvento e si conclude con la Solennità di Cristo Re dell'Universo, se cioè esso è, nella sua essenza, la celebrazione sempre attuale dell'Incarnazione, che costituisce, con ciò stesso, la Redenzione, perché aggiungervi altri due cicli, quello dei santi e quello mariano?

Perché Maria è la Madre di Gesù, e perché i Santi sono i Suoi fratelli, e soprattutto perché la Chiesa è il Suo Corpo Mistico, che cresce nella Storia di tutti e nell'Esistenza di ciascuno, fino alla fine dei tempi. L'anno liturgico, vogliamo dire, non si limita a celebrare sacramentalmente, e cioè per mezzo dell'amministrazione dei Sacramenti, l'Incarnazione, ma si inserisce, per così dire fisicamente, nell'Esistenza di ciascuno e nella Storia di tutti, volendo permettere a ciascuno e a tutti di raggiungere l'Eternità. Ora, poiché Maria è l'immagine stessa della Chiesa, e i Santi sono le sue cellule, i suoi tessuti e i suoi organi, prima di arrivare a contemplare il Corpo totale glorificato del nostro Salvatore e Redentore, il Pantokrator, noi lo percorriamo dal basso, a partire da quelli che trovano tutta la loro gloria nell'essere un atomo, una molecola, una cellula di quel Corpo.
In Maria noi contempliamo la funzione della Chiesa: quella di essere la Sposa di Dio. Nei Santi noi contempliamo la struttura della Chiesa: l'immagine e la somiglianza con Dio. In Cristo noi contempliamo la natura della Chiesa: quella di essere un'offerta libera e incondizionata a Dio, per il bene delle anime.

Entrando nell'anno liturgico si entra nel regno di Dio, così come esso si è articolato nello spazio, nel tempo e nella materia, per rendersi a noi accessibile. Esso è così vasto ed ospitale da accogliere per intero la nascita fisica, la maturazione spirituale, la scelta di vita, le crisi esistenziali e perfino la morte di tutti gli uomini, come se in esso noi avessimo un universo parallelo, in cui trovare tutto ciò che ci manca in quello abituale. Esso nasce in inverno, forse a confortarci; si consolida in primavera, perché la possiamo vivere davvero; si placa in estate, come tutta la natura; si ravviva in autunno, per prepararci all'inverno… Esso è l'anno dei bambini e dei vecchi, dei neonati e dei moribondi, degli uomini e delle donne, dei ricchi e dei poveri: esso è l'anno degli anni, come Cristo è il re dei re. Milioni di monaci hanno vissuto soltanto in esso, perché il resto dell'umanità potesse sopravvivere anche al di fuori di esso. Essi hanno distillato per noi il valore salvifico del tempo (del salterio bisognerebbe dire infatti quello che Proust diceva del suo Jean Santeuil: “Non è stato composto, ma semplicemente raccolto, così come colava, dalle fessure delle ore”…). Essi hanno applicato, ad ogni singola giornata, quello che la Chiesa ha applicato all'anno nel suo insieme; così ogni giorno risulta diviso in stagioni, ogni stagione in mesi e ogni mese, forse, in giorni…  

Ogni respiro dei monaci è stato santificato, ogni istante del tempo celebrato, ogni sfumatura del giorno chiarita; se la parola Redenzione ha un senso, è ai monaci che dobbiamo chiederlo, poiché attraverso di essi è stato redento l'Universo.
Molto umilmente è proprio alla loro opera che intende ricollegarsi la nostra, quando pratichiamo e cerchiamo di diffondere la preghiera del cuore, intesa come santificazione dell'esistenza. Vivere nell'anno di natura sapendo che esso è contenuto nell'anno di grazia; sperimenta le gioie e i dolori comuni, sapendo che solo per mezzo dei sacramenti possiamo lecitamente rallegrarci delle prime e dolerci dei secondi; orientare le nostre giornate e calibrare i nostri impegni sul calendario sacro; accordare il temperamento dei nostri desideri e dei nostri bisogni con quello che presumiamo sia stato abituale nella Sacra Famiglia, Anno liturgico in nuce, in quanto costituita dal nucleo cristico, dall'alone paterno e dall'abbraccio materno.
Si tratta, come è evidente, di un ideale. E' un ideale anche la perfetta fusione di vita attiva e vita contemplativa, cui fa allusione il titolo del nostro sito. E' un ideale, ma capace di dare un senso alle cose più reali… 
Carlo