La Madonna di Schoenstatt

La Madonna di Schoenstatt


Schoenstatt

 


Il pellegrino che giunge vicino a Schoenstatt, Coblenza, ha la sensazione di entrare in un'altra dimensione, come un anticipo di eternità e di gioia celeste. Una complessa e misteriosa topografia lo attende: il monte di Maria, la Casa degli Adoratori, la Cappella di Grazia etc. Una città del futuro, una città della fede! Il fondatore, padre Kentenich, era un umile parroco di provincia, nel 1914, quando ha deciso di esporre nella sua minuscola chiesetta, l'opera di un pittore italiano che nessuno sembrava volere: un'immagine, semplice ma assai espressiva, della Vergine con il Bambino. Tutto è nato da lì, il complesso cammino di fede, la devozione popolare, la profonda “alleanza d'amore” resa possibile dalla “tre volte ammirevole”. A Schoenstatt c'è un profondo silenzio. Il tempo sembra scorrervi con la stessa sovrana indolenza con cui scorre, poco lontano da lì, il Reno. Secoli e secoli di profonda spiritualità devono aver reso possibile, all'improvviso, il miracolo di Schoenstatt. Questa devozione nasce dalla Germania, come il profumo nasce da un fiore. Essa ha in sé la stessa delicatezza e la stessa profondità della Germania, anche se ne nasconde perfettamente le ferite e gli spasmi. Sembra che a Schoenstatt la Germania possa ritrovare la sua innocenza, così come il suo fondatore ha potuto dire che la sua reclusione a Dachau fu un periodo di grazia.   

Noi ti siamo grati, padre Kentenich, perché con semplicità e ardimento tu ci hai mostrato la strada della devozione filiale a Maria, quella stessa che il padre Kolbe negli stessi anni, e non lontano da te, professava fino al martirio. La pace e il silenzio di Schoenstatt non si dimenticano facilmente: possiamo noi, sia pure a distanza, seguire le tue orme, o santo fondatore di Schoenstatt! 

 

Spiritualità

Non è facile riassumere in poche parole la spiritualità di Schoenstatt. Nel 2014 è stato solennemente celebrato il primo centenario della sua esistenza. Profondamente radicata nella storia del XX secolo, essa, per così dire, è stata battezzata dalla Prima guerra mondiale, cresimata dal nazismo, ordinata dal Concilio Vaticano II e ha ricevuto un'estrema, anche se provvisoria, unzione – con la morte del fondatore – , nell'anno della rivolta giovanile! La sua idea di base sembra essere proprio questa: ancorare l'eternità di ciò in cui crediamo al qui e adesso più vari, più imprevedibili o addirittura meno vivibili. Non ci sarà mai, o comunque non c'è mai stata, un'epoca della storia in cui essere cristiani appaia come una scelta naturale, non problematica. Al tempo stesso anche le epoche più avverse o più indifferenti alla fede, proprio in ragione di tale loro avversità o indifferenza, possono concedere a quest'ultima una fioritura particolare, esattamente come il clima estremo della Terra del Fuoco concede alla natura di quei luoghi di esprimersi in forme impossibili altrove. “A Dio niente è impossibile” (Luca, ): fu proprio basandosi su questo assunto, che a sua volta motiva l'ispirazione mariana del movimento, che quest'ultimo è riuscito in breve tempo a trascinare, senza apparentemente un ordine o una finalità comuni , così tanti laici, sacerdoti e famiglie di tutto il mondo! Una fede che sia messa ogni giorno alla prova della vita: è questo che vollero sperimentare, a partire dal fondatore, i seguaci di Schoenstatt, i quali costituirono per ciò stesso il primo “movimento” nella storia della Chiesa (ciò che costituì a sua volta la ragione delle molte perplessità che esso suscitò al suo interno e che culminarono, negli anni '50 e prima metà dei '60, nell'esilio del fondatore e nella messa sotto osservazione del movimento stesso). La sua aspirazione universale, il suo desiderio cioè di invitare tutti a vivere la fede in un modo nuovo, senza escludere, e anzi creando una pastorale specifica per ogni stato di vita, suscitò inizialmente il sospetto che si desiderasse così dar vita ad una “chiesa nella Chiesa”, affiancando all'apostolato istituzionale un apostolato parallelo, incontrollabile e pericoloso. Si cercò in un primo momento di ridurre questo rischio “affiliando” il movimento all'ordine dei Pallottini, al quale il padre Kentenich apparteneva, e nel quale si era formato. Finalmente, in concomitanza con l'apertura del Concilio Vaticano II, e purtroppo anche con l'estrema vecchiaia, e quindi la morte, del fondatore, fu riconosciuto, insieme alla validità, anche l'originalità del suo carisma. Questo può essere sintetizzato come segue: vivere in armonia l'amore per Dio, per il prossimo e per la creazione. Vivere questa armonia in un mondo come il nostro comporta sofferenza. Accettare questa sofferenza significa santificarsi. Soltanto con l'aiuto di Maria, che ha  vissuto questa armonia fin sotto la croce, e che per questo è venerata a Schoenstatt con il titolo di Tre volte ammirabile, noi ci possiamo riuscire. Entreremo così in una Alleanza d'amore con lei (“nulla senza di te – nulla senza di noi”…), dalla quale il mondo stesso, a poco a poco, possa essere trasformato. Niente, infatti, risulta estraneo o inassimilabile a tale Alleanza: non lo studio, non il lavoro, non l'amicizia, non la politica, non lo sport, tutti campi nei quali ciascuno è anzi invitato a dare il meglio di sé, secondo la propria vocazione individuale. Il padre Kentenich chiamava tale vocazione “l'Ideale personale”: “Che cos'è l'Ideale personale? … E' l'immagine unica e originale di ciascuno di noi e della nostra missione personale nella vita che Dio ha conosciuto dall'eternità. Egli ha posto questa immagine unica ed individuale nel nostro carattere naturale e soprannaturale … ​​l'ha posta dentro di noi. L'Ideale personale è un modo originale e completamente individuale per vivere fino alla fine la vita di Gesù…” In tal modo “personalità” e “missione” si sposano perfettamente tra loro, rendendo possibile un'attività proficua nel mondo. La “personalità” senza “missione” è spenta, ma la “missione” senza “personalità” è cieca. Possiamo compiere fino in fondo il nostro dovere soltanto sapendo chi siamo, e perché Dio ce lo ha affidato. D'altra parte è soltanto compiendolo con tutta la passione di cui siamo capaci che possiamo scoprire fino a che punto esso sia essenziale per la nostra santificazione. Ad un certo punto, per il fondatore di Schoenstatt, personalità e missione si fusero insieme nel “dovere” di non far mancare la sua presenza a Dachau, e condividere l'esperienza di dolore e di morte che lì si faceva. Egli vi andò liberamente, rifiutando qualsiasi scappatoia. Dimostrò fino a che punto si poteva così spingere quell'“Alleanza d'amore” alla quale aveva dedicato la vita. Altrettanto volentieri si sottopose ad un esilio di 15 anni, dal quale poteva aspettarsi di veder ridotto a nulla il movimento di Schoenstatt. Nonché svanire, tuttavia, esso si consolidò, e completò felicemente la sua diffusione in tutto il mondo! Il 15 Settembre 1968, Festa della Madonna Addolorata, padre Kentenich concluse la sua esistenza terrena sulla collina di Schoenstatt, all'interno della nuovissima chiesa intitolata alla Santissima Trinità e dedicata all'Adorazione permanente, che aveva fortemente voluto e che era faticosamente riuscito a far costruire. Morì nella sagrestia, dopo aver celebrato la Messa. Lì è sepolto, sotto le parole: “Dilexit Ecclesiam”, “Amò la Chiesa”.  


L'Alleanza d'amore

Il 29 luglio del 2014, io e Daniela abbiamo fatto, nel Santuario originale, a Schoenstatt, la nostra Alleanza d'amore con la Madonna. Ciascuno di noi ha letto la sua preghiera, la suora che ci accompagnava ha registrato la nostra decisione, il sacerdote che ci guidava l'ha benedetta. Il caso, o il destino, o la Provvidenza hanno voluto che ciò accadesse in un giorno per noi abbastanza speciale: quello di Santa Marta. Per 11 mesi all'anno io e Daniela ci sentiamo come lei; solo per un mese, o poco più, noi abbiamo la straordinaria ambizione di essere come Maria! Se ci siamo sposati dunque nel giorno in cui viene festeggiata quest'ultima, il 22 luglio, era giusto che ci consacrassimo all'altra, alla grande Maria, la Vergine, nel giorno in cui si ricorda la sua sorella sempre indaffarata…La cerimonia è stata semplice e intensa, come è nello stile di questa grande famiglia spirituale che stiamo imparando a conoscere.   

La spiritualità di Schoenstatt consiste proprio in questo: nell'affidare a Maria la guida delle nostre anime, impegnandoci in cambio a offrirle tutto quanto possiamo, in termini di rinunce, sacrifici e mortificazioni, così da arricchire gradualmente quel “capitale di grazie ”, rappresentato da un'anfora recante il detto evangelico “non hanno più vino” o quello proprio di Schoenstatt “niente senza di te, niente senza di noi”. Il movimento, nato esattamente 100 anni fa, è capace proprio così, attraverso le piccole offerte, continuamente ripetute, di migliaia di fedeli, che hanno creduto nella creazione del fondatore, Padre Joseph Kentenich, di invitare la Santa Vergine nel piccolo santuario di Schoenstatt, così come aveva fatto 50 anni prima il beato Bartolo Longo in quello di Pompei.

Sarebbe bello poter riassumere, sia pure brevemente, l'incredibile percorso compiuto in pochi giorni a Schoenstatt in compagnia dei nostri amici e dei nostri direttori spirituali. A distanza di un anno la nostra piccola famiglia, e cioè io, Daniela e Giulia, più Augusto, siamo tornati qui, dopo un anno di preparazione nei due santuarî romani: quello di Belmonte, Matri Ecclesiae, e quello dell'Aurelia Antica, Cor Ecclesiae. Don Valentino e suor Vera Lucia ci hanno introdotto in questa meravigliosa realtà di fede che vuole renderci apostoli di Maria come Maria lo è del Suo Figlio e Nostro Salvatore Gesù Cristo. Maria, la Madre e il Cuore della Chiesa, conosce le sue esigenze, precorre i suoi tempi, affretta le sue decisioni, perché siamo trovati pronti ai grandi appuntamenti con la Storia come lo fu Padre Kentenich, il quale impresse al Movimento di Schoenstatt la sua forma all'inizio della Prima Guerra Mondiale e la sbozzò definitivamente alla vigilia della Seconda. Possiamo dire anzi che quella fu il suo Battesimo e questa la sua Cresima, poiché dopo 25 anni di sofferenza il suo fondatore ebbe a Dachau la sua consacrazione definitiva: lì nacque la grande idea di affidare ai laici la spiritualità di Schoenstatt e prese forma la sua struttura attuale, che consiste in una galassia di sei grandi costellazioni: quella dei religiosi, quella dei secolari, quella delle suore, quella dei coniugati, quella degli uomini e quella delle donne, senza un capo visibile, ma sotto la guida perenne di Joseph Kentenich. Noi siamo andati a visitare alcuni di questi istituti, e in particolare, l'ultimo giorno, quello nel quale si conserva l'altare che il fondatore usò a Dachau e sul quale don Valentino ha celebrato per noi la Santa Messa. In quella occasione possiamo dire di aver capito un po' meglio che cosa è Schoenstatt, e perché essa non ha mai cessato di crescere in questi cento anni. La fede in Dio, fortunatamente, può essere vissuta in 1000 modi diversi, tanto che un grande pensatore italiano dell'800, Padre Vincenzo Gioberti, parlò al proposito di poligonia cattolica (io parlerei oggi, nello stesso senso, di comunionalismo…); la via proposta da Padre Kentenich risulta però a noi particolarmente congeniale, perché non intende fare a meno, e tanto meno disconoscere, alcun contributo utile alla sua diffusione, a partire dai simboli, di cui tutto il luogo, non solo il santuario, è straordinariamente pieno, passando per la sua cura estrema e la sua bellezza struggente, per arrivare fino al puro e semplice dono di sé che risplende nelle vergini consacrate, e interamente dedicate all'Adorazione. Ci siamo sentiti prodigiosamente sostenuti, facilmente riscattati, integralmente accòlti; ci siamo sentiti cristiani fra cristiani, anche se discepoli davanti a maestri. Possa Maria, Madre e Cuore della Chiesa, indefinitamente accrescere e potentemente espandere questa Comunità, che si trova riunita ogni giorno in ogni parte della terra per onorarla sotto il titolo unico di Madre Tre Volte Ammirabile Regina e Vincitrice di Schoenstatt, amen!|


Carlo


PREGHIERE DI SCHOENSTATT


Alleanza di amore con Maria

O mia Signora e Madre mia, io mi offro interamente a te, e per testimoniarti la mia dedizione, ti consacro oggi i miei occhi, le mie orecchie, la mia bocca, il cuore e tutto io stesso. Poiché ti appartengo, o buona Madre, proteggimi e custodiscimi come bene e proprietà tua. Amen

Fiducia

Confido nel tuo potere e nella tua bontà, mi affido a te con filiale pietà;
in ogni situazione, la mia fiducia sei tu, o Madre Ammirabile e il tuo Figlio Gesù.