Mistici di occidente e d'oriente

PRESENTAZIONE DEI MISTICI DI OCCIDENTE E D'ORIENTE

 
 
Nel titolo prescelto sono idealmente contenuti i più grandi filosofi e teologi di tutti i tempi: da Platone ad Heidegger e da Sant’Agostino a Teilhard de Chardin, per quanto riguarda l’occidente; da Origene a Teofane il Recluso e da Plotino a Florenskij, per quanto riguarda l’oriente: la tradizione è comune, il percorso è lo stesso…Per quanto riguarda la mistica, vi è continuità perfino tra paganesimo e cristianesimo: figuriamoci tra cristiani d’occidente e cristiani d’oriente! Fino ad un certo punto, diciamo intorno al 1200, il riferimento obbligato è stato Platone; da lì in poi, Aristotele.
Due filosofi greci, e quindi, per eccellenza, occidentali, ma che non hanno mai smesso di essere letti e commentati soprattutto in oriente, sia in ambito islamico ed ebraico che bizantino. I loro stessi testi ci sono giunti in gran parte attraverso traduzioni dall’arabo, e islamici, e arabi, sono stati i più grandi commentatori di Aristotele: Avicenna ed Averroè. Ma anche restando in ambito cristiano, come sarebbe concepibile il Rinascimento, senza la lunga mediazione, sia linguistica che culturale, dell’Impero d’oriente? La distinzione fra occidente e oriente è quindi una distinzione eminentemente storica, per non dire politica…
Anche a livello confessionale, come noto, la separazione fra Chiesa d’occidente, o cattolica, e Chiesa d’oriente, o ortodossa, avvenuta nel 1054, fu dovuta essenzialmente a complesse ragioni di ordine diplomatico e istituzionale, più che ad insanabili dissidi dottrinali (che pure ebbero il loro peso: si pensi al contrasto sulla questione della Processione dello Spirito Santo, il cosiddetto filioque). Dal punto di vista sia culturale che religioso, e cioè sia intellettuale che spirituale, occidente e oriente continuarono a procedere appaiati, poiché comuni erano le fonti a cui si abbeveravano: la filosofia greca e la fede cristiana. Certo, a occidente si subiva prepotentemente l’influsso del diritto romano, a temperare quello delle stirpi germaniche, che vi si erano ormai stabilmente insediate, mentre a oriente le civiltà, persiana prima, araba poi, infine turca segnarono sotto diversi aspetti, a cominciare da quello geopolitico, l’evoluzione ulteriore di quella bizantina, e quindi russa.
Dal punto di vista che qui più ci interessa, e cioè del lato propriamente mistico di ciascuna tradizione, il monachesimo occidentale, così rigorosamente strutturato, e saldamente inserito nella compagine politico-istituzionale dell’Impero, oltre che della Chiesa, presenta bensì una fisionomia assai diversa da quella del suo omologo orientale, basato innanzitutto sulla fuga dal mondo e sulla ricerca di un rapporto immediato con Dio, ma entrambi hanno sviluppato la vita liturgica, l’esegesi spirituale, l’arte sacra, e cioè l’essenza stessa della spiritualità cristiana.
Ora si tratta di recuperare questi tesori, come ci ha invitato a fare, ultimamente, soprattutto Giovanni Paolo II, quando ha definito la tradizione occidentale e quella orientale “i due polmoni della Chiesa”, senza l’uno dei quali essa non può ben respirare. E’ evidente intanto il valore ecumenico di una tale ricerca, così meritoriamente promossa, per esempio, dalla Comunità di Bose (al cui ricchissimo e insostituibile catalogo non mancheremo di attingere a piene mani…). Ma è importante anche sottolineare il suo valore in senso lato culturale, laddove risulti, nel suo corso, la sotterranea, ma fondatrice presenza, all’interno di entrambe le tradizioni (nonché di quella ebraica e islamica stesse), del grande lascito della filosofia greca (lingua nella quale, è bene non dimenticarlo, è stato scritto il Vangelo).
Un’Europa allargata alla Russia, a Israele, al Medio Oriente: questo ci consente di osservare la storia plurimillenaria della mistica! Le sorprese saranno tante, e tanto più gradite quanto veramente tali! La sorpresa dell’effettivo, indiscutibile, precristianesimo dell’intero mondo antico, a cominciare dal Regno sovraceleste di Platone, passando per lo stoicismo greco, fino alla vera e propria profezia di Virgilio. La sorpresa della mirabile utilizzazione di Aristotele come architrave della teologia cattolica da parte di San Tommaso e della Scolastica.
La sorpresa della finissima conoscenza, anche psicologica, dell’uomo da parte dei Padri del Deserto (in particolare Evagrio Pontico).
La sorpresa della Teologia delle Icone, da cui ogni estetica successiva è stata precorsa e trascesa.
La sorpresa del Canto gregoriano, del gotico, infinitamente ripreso, e mai esaurito, nella sua essenza (come del resto tutto il Medioevo…), la sorpresa del Platonismo fiorentino, dell’Aristotelismo spagnolo etc. etc.
Per chi ci vorrà seguire, e anche se i nostri passi saranno troppo lenti, non mancherà la vista sempre presente dei vertici del pensiero e della fede, unite come le vette sorelle del Monte Bianco…


Carlo