Introduzione alla Preghiera del Cuore

Introduzione alla Preghiera del Cuore "Shemà Israel"

 

 

 

Puoi approfondire questo tema con il video che ho preparato per il nostro Canale:

https://youtu.be/jDQ5QcAfyG0

La preghiera del cuore rappresenta il fulcro della scuola di preghiera dei nostri gruppi.
E' il momento in cui si fa esperienza dell'Amore di Dio. Solo dopo questa esperienza potremo iniziare ad amare veramente Dio e i nostri fratelli.
In questo particolare approccio al mistero dell'Amore di Dio scopriremo profondamente la paternità divina.

Nei sottomenu di questa Pagina vedremo cosa è la "preghiera del cuore", ci accosteremo ai numerosi Messaggi nei quali la Regina della Pace ci invita a vivere questo tipo di preghiera, e infine proporremo alcuni esercizi di contemplazione.

Una piccola bibliografia segnalerà i principali testi che hanno ispirato il nostro metodo.


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SHEMA ISRAEL….SIAMO CAPACI NOI, OGGI, DI ASCOLTARE?

In ogni luogo, ormai, siamo costretti a sentire suoni, musiche di ogni tipo, grida, rumori. In ogni situazione vediamo automi con le cuffie persi nei loro suoni personali. Nelle automobili stereo a tutto volume, in ogni negozio sottofondi che coprono ogni velleità di parola… Penso che non ci possa essere sequela né obbedienza alla Parola di Dio senza vera esperienza dell'ascolto. Si può udire senza ascoltare. Lo sappiamo… ma cosa ci chiede Dio? Shemà Israel!


Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze…quando ti avrà condotto alle città grandi e belle che tu non hai edificate…quando avrai mangiato e ti sarai saziato, guardati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire …dalla condizione servile” (Deut. 6,4-12).


Shemà Israel......l'obbedienza chiesta da Dio viene dopo che Lui stesso ha fatto sperimentare al Suo popolo la grandezza del Suo Amore per Israele. La salvezza dall'Egitto è simbolo per noi della liberazione dal peccato. Solo l'esperienza diretta e personale, nell'intimo del cuore di ciascuno, dell'amore materno di Dio, può farci capire il senso di una obbedienza che poi è l'unica via per la nostra piena realizzazione, per la vera felicità incorruttibile. Mi spiego meglio.


Prima di consegnare a Mosè le Tavole della Legge Dio si è rivelato. Ha scelto il suo popolo tra tanti, lo ha eletto a figlio prediletto, lo ha salvato dall’Egitto con mano potente e con prodigi, lo ha sollevato su ali d’aquila (Es. 19, 3-6), ha per lui un amore materno, a volte sponsale, si definisce Lui stesso un Dio geloso (Es. 34,14). Solo dopo questa Epifania, non solo del suo essere Dio, ma del suo essere un Dio di Amore, invita il popolo che si è scelto all’obbedienza alla Sua Legge, gli chiede di ascoltare la Sua Parola e così custodire l’Alleanza con Lui. Chiede, in quanto ha amato per primo, dimostrando il suo amore, e proprio perché ama chiede di osservare la sua legge, unica via per vivere l’Amore.


Mosè sul monte entrò in mezzo alla nube, vi rimase quaranta giorni e quaranta notti (Es. 24, 18). La Gloria del Signore appariva come un fuoco divorante (Es. 24,17). Poi Dio ordinò la costruzione di un tempio mobile, dove poter incontrare Mosè e, per suo tramite, il popolo: Essi mi faranno un santuario ed io abiterò in mezzo a loro (Es. 25,8). Di nuovo quindi Mosè incontrò Dio nella tenda del convegno durante il viaggio nel deserto: Quando Mosè entrava nella tenda scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda…così il Signore parlava con Mosè faccia a faccia come un uomo parla con un altro (Es.33, 9.11). Dunque la Bibbia ci presenta diversi incontri di Mosè con Dio; cosa significa il simbolismo del fuoco, della nube? Come si trasforma Mosè dopo aver visto Dio? Mentre egli scendeva dal monte non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui (Es. 34,29).


L’incontro con il divino divinizza ciò che è umano, così come oggi nell’Adorazione Eucaristica, in modo invisibile ma non per questo meno reale, il Santissimo ci irradia di santità, sanando, con una sacra radioterapia, i cancri della nostra anima. Mosè entra nella nube, si avvicina al fuoco, ne scende irradiato…cosa è accaduto? Ha fatto l’esperienza dell’abbraccio del Padre, di colui che si è manifestato amando per primo, eleggendo, liberando, salvando, nutrendo, dissetando.

Cosa significa tutto questo per noi, oggi? Gesù ha perfezionato la Legge, trasformandola semplicemente nel Comandamento dell’Amore. Ciò però, come abbiamo visto, è visibilmente opposto a quello che comanda la nostra natura umana, di per sé trascinata verso il basso, tesa naturalmente al male, principe di questo mondo. Quindi il nostro è un udire la Sua voce, senza vero ascolto. Come si può capovolgere la nostra natura umana? Come rinascere dall’alto…nascere da acqua e Spirito (Giov.3, 3-5)? Come si può ascoltare veramente, capire, e infine mettere in pratica, la Sua Parola?


Solo facendo esperienza di Dio.


Come è possibile in pratica? Attraverso un tipo di preghiera di presenza che attraverso alcuni esercizi stiamo iniziando a fare insieme. Immaginare, stando in un luogo silenzioso e in tranquillità interiore ed esteriore, di trovarsi in un verdissimo prato con il Signore, sperimentare la dolcezza del Pastore, o la Misericordia del Padre del figliol prodigo, o sentire di essere oggetto del Suo sguardo che è fatto solo di Amore, vivere il riposo sulle Sue ginocchia e sentire la Sua carezza. Sentirsi in Sua presenza, restando in silenzio, percependolo, vivendo nella Fede l’assoluta certezza che Lui è lì, accanto a noi. Secondo la nostra esperienza di vita e la nostra personalità, o secondo il particolare momento che stiamo vivendo, se ci sentiremo fragili potremo abbandonarci nella mano del Padre, se lo vedremo come Pastore potremo sentirci agnellini immaturi che Lui tiene sulle spalle o feconde ma stanche pecore madri che lui conduce pian piano al riposo.


Potremo sperimentare l’abbraccio gioioso del Padre, se ci sentiamo figli peccatori che tornano a Lui, potremo vivere la chiamata a risorgere dalle nostre ceneri di peccato come Lazzaro, o magari vivere l’esaltante gioia di accostarci alla Presenza Trasfigurata di Gesù, nel dono di una rivelazione più intensa.


Solo dopo aver fatto questa esperienza, dopo aver avuto la certezza della Sua presenza accanto a noi e delle infinite Grazie di cui ha disseminato la nostra vita, avendoci più volte salvato dalla schiavitù dell’Egitto-peccato, saremo in grado di vivere gradualmente, e con tutti i nostri limiti, l’obbedienza.


A questo punto, fermo restando che tutto in noi sembrerà andare in senso opposto, agirà la Grazia invocata nella preghiera, unitamente al nostro rafforzato impegno di corrispondere al Suo Amore: Dal profondo a te grido Signore…se consideri le colpe Signore, Signore, chi potrà sussistere? (Sal. 130)


.. nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell’intimo mi insegni la sapienza…Crea in me o Dio un cuore puro (Sal. 50). È una nuova creazione e spetta solo a Dio; solo Lui, invocato, può ricreare il nostro cuore.


Per questo poi nel Vangelo di Giovanni leggiamo che Gesù dice ai Giudei: Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio (Giov. 8,47), evidenziando che solo chi è in Dio, chi è consapevole della propria figliolanza divina, ascolta/obbedisce alle Sue Parole. Ma può esserne consapevole solo chi ha fatto l’esperienza di Dio nel cuore di cui abbiamo parlato. Nel Vangelo l’ascolto del discepolo è sinonimo di messa in pratica. Tante volte Gesù ha detto chi ha orecchi per intendere intenda….


Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli -siete infatti il più piccolo di tutti i popoli-, ma perché il Signore vi ama…vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile...riconoscete dunque che io il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni con coloro che l’amano e osservano i suoi comandamenti (Deut.7, 7-9).


Dio comanda perché ama. Obbedire significa in fondo riconoscere di avere un Padre, fare esperienza di paternità. Anche nella vita comune, avere un padre che ci ama e ci protegge implica l’obbedienza, il seguire le vie che ci indica chi ha più esperienza di noi ed ha a cuore la nostra incolumità fisica e spirituale.


Nell’Antico Testamento Dio ha dimostrato di amare Israele, per questo il Suo popolo, pieno di fiducia in Colui che può tutto, sa che qualunque cosa Dio possa chiedere è solo per continuare a donare amore. Solo Colui che crea un essere possiede il segreto per farlo vivere nella sua pienezza, per farlo realizzare integralmente. Le Leggi divine sono le norme più consone alla natura stessa dell’uomo come era prima della Caduta originaria. Sono le sante barriere contro lo straripare dei flutti delle passioni incontrollate, dei bassi istinti, dei peccati di orgoglio, di invidia, di violenza, in una parola, dell’egoismo. Questo viene mirabilmente riassunto nel Comandamento dell’Amore, vivere nella Legge è il solo modo per l’uomo di vivere nella Gioia:

Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Giov.15,10-11).


Da questo deriva poi la grande promessa di Gesù, una Parola che, come ricorderai, rappresenta uno dei principali presupposti biblici della preghiera del cuore: Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui…se uno mi ama osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva la mia parola; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato (Giov. 14, 21-24).


Dovremo quindi mettere insieme tre elementi: l’esperienza diretta di Dio, l’ascolto alla luce di questa esperienza e infine la fede.


La fede, come si legge in S. Tommaso d’Aquino (che commenta il capitolo 10 della Lettera ai Romani sul non ascolto dei Giudei), viene dall’ascolto, ma i Giudei ci dimostrano che non tutti quelli che ascoltano credono; l’ascolto da solo non basta, ma è necessario. La Fede unisce due fattori, l’inclinazione del cuore a credere, che è un dono gratuito della Grazia, e che dobbiamo sempre implorare da Dio, e la conoscenza di ciò in cui si deve credere, che viene dall’ascolto.


Dopo la necessaria messa in pratica nell’obbedienza, il frutto maggiore e più maturo del vero ascolto, possibile ad ognuno di noi in virtù dei doni battesimali, è la profezia. Dalla fedeltà alla Parola, una volta affinata la capacità di ascolto nel suo senso più pieno, il Signore, attraverso la Voce dello Spirito, può affidarci una parola profetica per noi, per il nostro prossimo, o per il Popolo di Dio. Talento gratuitamente donato dalla bontà di Dio, purché lo si spenda nell’umiltà e nella cornice della maggiore credibilità di vita possibile.


Cerchiamo dunque, se l’obbedienza alla volontà di Dio ci viene ancora troppo difficile, la via più iniziale, quella al gradino di partenza: vivere più profondamente l'esperienza del ricevere, percepire, ascoltare, accogliere, la tenerezza di Dio, in tutte le sue infinite forme, fino a sentire la Sua carezza nel profumo d'erba che vola nell'aria di primavera. Cercando di cogliere ogni bene che ci sfiora come frutto della Sua attenzione per noi. E da qui poter ripartire, riponendo la nostra fiducia totale in Lui e non più in noi stessi.

Daniela